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Amiche per sempre, di Molly Fader

“Era un’amicizia diversa da tutte quelle che avevo avuto. Spalancava le finestre, abbatteva i muri e rendeva il mio mondo un pochino più grande.”

RECENSIONE

Una storia straordinaria che racchiude i valori dell’amicizia e della famiglia ritrovata.
L’autrice, pagina dopo pagina, accompagna il lettore nella vita ricca di segreti e sorprese di Betty, Kitty e Jenny.

È il 1967 quando le tre ragazze si incontrano alla scuola per infermiere St Luke in Iowa. Nonostante hanno caratteri completamente opposti col passare del tempo si affidano l’una a l’altra imparando a fidarsi e ad affidarsi.

Dapprincipio Betty e Katherine non sono destinate ad essere amiche. Tra amiche ci si completa, loro sembrano essere distanti anni luce. Man mano che la convivenza diventa più forte Betty, grazie a Kitty, impara ad allargare i suoi orizzonti e ad uscire dalla sua routine.

Jenny, continuamente discriminata per il colore della pelle trova conforto tra le braccia delle sue nuove amiche.

“Era un’amicizia diversa da tutte quelle che avevo avuto. Spalancava le finestre, abbatteva i muri e rendeva il mio mondo un pochino più grande.”

Non è un periodo storico favorevole per le donne, etichettate ancora come casalinghe la loro libertà è molto rara. Ma l’ostinazione delle tre amiche, animate da un unico desiderio, sconfina quei limiti decidendo autonomamente cosa è giusto per loro.

Per Betty essere infermiera è una vocazione, infatti gli studi che porta avanti con impegno dimostrano che è nata solo per questo. La sua esperienza durante la guerra in Vietnam sottolinea gli ideali di questo lavoro: “compassione, coraggio e rispetto.”

Ogni dettaglio della vita di queste donne non verrà mai perso, resterà indelebile e indimenticabile nei diari di Betty. Quelle pagine diventeranno un inno alla forza e all’amicizia.

Un legame che con gli anni diventerà sempre più profondo e maturo. Il lettore scoprirà con emozione che il loro rapporto non muterà neanche quando saranno costrette a fare scelte difficili e quando le loro vite prenderanno strade differenti.

Il libro si muove tra presente e passato.

La storia prende vita nel 2019 al funerale di Betty. Mentre le sue figlie, Clara e Abbie, stanno metabolizzando la perdita della loro madre la presenza di una diva di Hollywood, Kitty Devereaux, sconvolge le loro vite. Le due ragazze scoprono che sono all’oscuro di molte cose che riguardano la loro madre.

Frequentando Kitty, si renderanno conto di quanto fosse movimentata la vita di Betty, di conseguenza la loro si sgretola ad ogni racconto.

Kitty Devereaux consegna a Clara e Abbie una madre diversa, ma ne uscirà un ritratto meraviglioso. Betty risulterà una donna che si è sempre presa cura degli altri, sia come infermiera che come amica.

Ho trovato questo libro emozionante e suggestivo, una scrittura coinvolgente che delinea pregi e difetti di queste tre donne: passando da ragazze insicure a donne mature, intelligenti e forti.

Questa storia è un tributo a tre vite straordinarie e a un’amicizia vera e viscerale. Un legame e un’intimità profonda fatta di confidenze e confessione, che permette ad ognuna di rivelarsi reciprocamente svelando ombre e pregi. Un cammino intenso che gli permette di accogliersi e abbracciarsi, senza che alcuna giudichi l’altra ma su cui poter contare. Un rapporto che va curato e custodito per sempre.

“Le amiche possono salvarti una serata, una stagione, e pure la vita. Quindi noi saremo questo:amiche per sempre, fino a quando non ce lo ricorderemo più, e faremo amicizia di nuovo.”

Buona Lettura 📚

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I miei giorni alla libreria Morisaki, di Satoshi Yagisawa

“Per chi ama i libri, questo quartiere è semplicemente perfetto. Sono orgoglioso di avere una libreria a Jinbocho.”

RECENSIONE

Avvolti nell’atmosfera di una piccola libreria dell’usato, dove l’aria è pervasa dall’odore inebriante di carta vecchia, l’autore con delicatezza racconta una romanzo familiare sull’amore per i libri.

Questa storia comincia a Tökyō, nel più grande quartiere di librerie del mondo.

Takako, la protagonista, dopo aver visto trasformare la sua storia d’amore da romanzo rosa in melodramma, vive un periodo di apatia. Ingannata spudoratamente dal suo pseudo fidanzato, ne resta devasta tanto da lasciare il lavoro che ha sempre desiderato.

A destarla dal torpore in cui si era rifugiata è la telefonata di suo zio Satoru che la invita a passare del tempo a Jinbōchō. In questo distretto della capitale ci sono numerosi negozi di libri usati, rari e da collezione. Le librerie sono talmente piccole, ma preziose, che “sembravano sfidare gli edifici più imponenti.”

Insomma, Jinbōchō è il paradiso dei lettori!

Takako, che nella sua vita ha letto solo manga ora si ritrova in una libreria e in un piccolo appartamento sommersa da tanti libri. Infatti, sono talmente tanti da assorbire ogni tipo di rumore.

“Abitavo sommersa dai libri in una stanza al primo piano, un ambiente buio e angusto, umido, pervaso dell’odore di muffa tipico della carta vecchia. Ciò nonostante, il ricordo di quelle giornate è ormai par- te di me perché è proprio lì che la mia vita, la mia vera vita, è cominciata. Senza quell’esperienza tutto sarebbe stato molto più scialbo, banale, piatto.”

Le librerie non sono magiche, ma poco a poco hanno il potere di alleggerire il cuore. Infatti, più leggeva più voleva leggerne, e più scopriva quel coraggio che le è sempre mancato. La sua esperienza meravigliosa nel mondo della carte e dell’inchiostro è appena cominciata.

Leggere libri usati regala a Takako un’affinità speciale con quelle pagine. All’interno trova frasi sottolineate o oggetti particolari, come ad esempio fiori secchi. Toccare quelle pagine consumate le permette di entrare in sintonia con chi ha prima di lei ha conosciuto quella storia. L’umore cambia, i libri diventano un salvavita per Takako e soprattutto grazie anche ad alcune amicizie inaspettate riesce a trovare un senso alla sua vita.

“Iniziai a leggere un libro dopo l’altro. Quei vecchi libri nascondevano storie per me inimmaginabili. E non mi riferisco solo a ciò che raccontavano. Dentro ognuno trovai tracce del passato: sottolineature, segnalibri, fiori secchi… Erano incontri che superavano le barriere temporali possibili solo attraverso i vecchi libri. E così cominciai ad affezionarmi alla libreria Morisaki.”

L’autore descrive Takako come una donna riservata, una peculiarità del carattere che le ha impedito di avere il coraggio di fare quello che desiderava. Ma frequentando suo zio e ricordando quanto fosse stato protettivo con lei in passato, riesce a capire cosa desidera per sé stessa. Riuscendo così a vivere senza alcuna costrizione.

Attraverso la vita dei protagonisti lo scrittore fa capire al lettore che la vita non è sempre facile, ad un certo punto bisogna fermarsi e capire cosa si vuole veramente, e quando lo si trova ripartire. Takako imbattendosi nei libri trae infinite emozioni. Per molto tempo ha vissuto una vita a metà, lavorando in libreria conosce tante persone ed ognuna le insegna talmente tante cose da farle comprendere ciò che conta davvero.

“Iniziai a leggere un libro dopo l’altro. Quei vecchi libri nascondevano storie per me inimmaginabili. E non mi riferisco solo a ciò che raccontavano. Dentro ognuno trovai tracce del passato: sottolineature, segnalibri, fiori secchi… Erano incontri che superavano le barriere temporali possibili solo attraverso i vecchi libri. E così cominciai ad affezionarmi alla libreria Morisaki.”

Ingenua e sensibile la protagonista troverà in questo “bookdistrict” un po’ di serenità e soprattutto la sua strada.

Takako è una donna vincente.

I miei giorni alla libreria Morisaki, è stato una lettura incantevole. Mi è piaciuta molto la parte dedicata ai libri e ai riferimenti letterari, citando alcuni titoli interessanti. Ecco mi sarebbe piaciuto che la storia crescesse ancora di più all’interno della libreria o intorno al quartiere letterario.

Buona Lettura 📚

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Le cronache di Château Lacrotte, di Maria Kassimova-Moisset

“Allora, Didier, i cani Napoleone e Diesel, la gatta Gertrude è moi siamo già stipati nella Fiat 500-babbuccia. Abbiamo avviato il navigatore su entrambi i telefoni. Ci siamo armati di un atlante stradale europeo che abbiamo studiato nei minimi dettagli. Abbiamo prenotato gli hotel lungo il tragitto. Abbiamo riempito serbatoio con la benzina bulgara, che costa meno, e alleeez, en France!”

RECENSIONE

Le cronache di Château Lacrotte è un libro che non può mancare nelle nostre librerie. È un romanzo familiare, esilarante e gioioso, ogni pagina sprigiona al lettore allegria e risate.

Una storia da leggere e da scoprire, perché dietro l’irriverenza e la comicità nasconde molti significati.

L’argomento principale è il contrasto tra due culture: quella bulgara e quella francese. La prima radicata nelle sue credenze e con una visione pratica e realistica, la seconda eccentrica e ricca.

Il collante di queste famiglie è Kalìna, una donna Bulgara di 39 anni sposata, col francese Didier de Lacrotte. Lei cerca in ogni modo di mediare le differenze, assolutamente non insuperabili, tra le due culture. Si sbraccia per risolvere ogni problema nato da eventi che si susseguono velocemente. Scaturiti per incomprensioni a causa delle lingua e tanti, tanti malintesi.

Vestiti di pregiudizi e muniti di sguardi sospettosi le due famiglie si conoscono. La diffidenza e i sospettati iniziali man mano generano un avvicinamento. Infatti, la sintonia che si crea accorcia le distanze lasciando il posto alla curiosità. Ed è affascinante e divertente vedere come il bisogno di socializzare e di darsi reciprocamente accantona i preconcetti, questo perché al primo posto c’è sempre la famiglia.
In questa vivace rappresentazione familiare si alternano dinamiche preoccupanti, in cui la tensione si taglia con un coltello, e altre più divertenti e tranquille. A salvarsi da queste evoluzioni è solo Jean-Baptiste de Lacrotte, la cui demenza senile lo isola per un po’.

Nonostante lo scontro iniziale, questo incontro multiculturale diventa proficuo e pacifico, regalando allo Château Lacrotte un’anima. Infatti, grazie alle feste organizzate questa famiglia risorge: il gay pride, gli Hare Krishan e la sagra del paese all’interno del castello consegnano al luogo il rispetto. La famiglia bulgaro-francese impara a fare gruppo con l’istinto umano di aiutarsi a vicenda.

Château Lacrotte è il palcoscenico che da la giusta dimensione ad ogni personaggio tratteggiato egregiamente dall’autrice, e quando si solleva il sipario è il delirio. Ognuno senza indossare nessuna maschera mostra difetti e debolezze.

Attraverso un linguaggio scoppiettante, l’autrice alterna momenti esilaranti a quelli ricchi di riflessione.

A rendere accattivante il romanzo sono i dialoghi, dove si palesano differenze generazionali e culturali. Gli adulti mescolano la lingua con il dialetto, mentre gli adolescenti utilizzano anglicismi. Una scelta stilistica accurata che dona ai personaggi naturalezza e credibilità.

Le cronache di Château Lacrotte è stata una lettura divertente, ho riso veramente tanto, e grazie alla descrizione minuziosa dei dettagli ho conosciuto personaggi stravaganti e la cultura bulgara.

Buona Lettura 📚